Storia

Published on Agosto 7th, 2020 |   Luca Cadez

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Progetto “Passaggio a Nordest” per la realizzazione di una torretta di osservazione sulla sommità del Monte Calvario

Dario Stasi, Agostino Colla

La torretta panoramica sulla cima del San Gabriele a Nova Gorica

Questo progetto, qui esposto nelle sue linee generali, prevede la costruzione di una torretta di osservazione ad uso pubblico, turistico, sulla sommità del Monte Calvario, sito nel comune di Gorizia. La torretta panoramica dovrebbe permettere una veduta panoramica della pianura Friulana Isontina e della valle del Vipacco, da Aquileia al monte Nanos in Slovenia, per abbracciare con lo sguardo il Passagio a Nordest, ovvero i luoghi di transito resi famosi nella storia dai mitici Argonauti alle numerose “invasioni barbariche” (o “migrazioni di popoli”) fino alle guerre del Novecento; in pratica il  percorso dell’antica strada che dalla città romana arrivava alla città di Emona, l’odierna Lubiana, strada che secondo autorevoli studiosi era chiamata “Via Gemina”.

Dopo vari sopralluoghi effettuati in anni recenti da chi scrive, si ritiene che il punto più adatto alla realizzazione della detta torretta sia il sito del Monte Calvario denominato “Tre Croci”, luogo in cui già esiste un “belvedere”, ripulito e restaurato tre anni orsono dal comando Carabinieri di Gorizia. Detto “belvedere”, però, attualmente non consente una veduta completa della valle del Vipacco per la presenza delle fronde di numerosi alberi. Anche verso la pianura Isontina gruppi di alberi impediscono di godere pienamente del panorama. Altro punto di possibile realizzazione della torretta potrebbe essere il luogo del Monte Calvario denominato “Naso”. La decisione dovrebbe essere presa dai tecnici incaricati di realizzare questo progetto.

A questo proposito si richiama l’attenzione anche al sito in cui sorge il grande obelisco costruito nel primo dopoguerra per ricordare la conquista del Calvario da parte delle truppe italiane nel 1916. Alla base dell’obelisco sta scritta, incisa a grandi caratteri, la seguente dedica ai soldati che conquistarono il monte: “SIGNOREGGIATE L’ORIZZONTE VOI CHE L’AVETE RIAPERTO”. Ma anche qui la veduta panoramica è oggi completamente preclusa, sempre per la presenza di numerosi alberi ad alto fusto tutt’intorno all’obelisco. Ecco quindi un altro motivo per realizzare la torretta che qui viene proposta.

 

Motivazioni storiche e geografiche

Oggi siamo anche in presenza di un confine importante fra due paesi, Italia e Slovenia, che pur facendo parte entrambi dell’Unione Europea, hanno punti di vista diversi, storici e geografici, su questo territorio. E non si può dimenticare che questo è stato un confine difficile, rigido, specie nei primi anni della sua esistenza, quando è stato chiamato anche “cortina di ferro”; un confine che separava il mondo occidentale da quello comunista dell’Europa dell’Est. Al tempo, dal 1947 in poi, per la città di Gorizia rimasta in Italia e per il territorio del Goriziano rimasto in Jugoslavia, questo confine ha rappresentato una barriera difficile da attraversare, quasi impermeabile. Al tempo sul monte Calvario, e in tutto il territorio goriziano, numerosi cartelli avvertivano che era proibito fotografare o filmare il paesaggio circostante. Poi pian piano le cose sono cambiate. La “città” di Gorizia, in Italia, ha vissuto fra alti e bassi con la sua piccola provincia (e con la legge di Zona Franca) mentre la “campagna” d’oltreconfine, prima in Jugoslavia e successivamente in Slovenia, ha voluto ma anche dovuto costruirsi un nuovo centro urbano, Nova Gorica, quale nuovo capoluogo amministrativo, dei servizi e dei commerci di quel territorio.

Le vicende storiche del Novecento, le due guerre mondiali, i totalitarismi, il confine e la “guerra fredda” hanno finora impedito una libera e unitaria conoscenza del Goriziano nel suo complesso, oggi diviso fra Italia e Slovenia. Nel secolo scorso e in parte ancora fino ai giorni nostri, diverse generazioni di goriziani, italiani e sloveni, hanno vissuto questo territorio in modo talmente separato, con una contrapposizione così radicale e profonda, che da entrambe le parti è stata in vario modo dimenticata o oscurata la lunga e ricca storia precedente, e vissuta comunque anch’essa in modi diversi. Tanto che, chi scrive, ha faticosamente acquisito nel tempo questa consapevolezza in quanto vivente nella parte italiana del territorio goriziano e non conosce, ancora,  se non superficialmente, i modi e le forme  in cui tale separazione ha influito nella cultura slovena dell’altra parte.

Punti di vista

E’ opportuno poi considerare ancora quanto e come questi due diversi punti di vista siano stati trasmessi alle rispettive culture nazionali e da queste fatti propri, rispettivamente a Roma e a Lubiana. Il fatto che Roma sia molto lontana e lo stato italiano più grande di quello sloveno, ha ulteriormente complicato le cose rendendo assai difficile comunicare e far comprendere a livello nazionale la nostra storia, così diversa e complessa rispetto a quella normalmente italiana. Anche la circostanza che invece Lubiana sia molto più vicina, e la Slovenia molto più piccola, ha una sua influenza contribuendo, diversamente che in Italia, a rendere forse più presente e più compreso questo territorio a livello nazionale sloveno.

Proseguendo ancora in questo ragionamento, da noi è un fatto di cui siamo largamente consapevoli che, almeno per quanto riguarda l’Italia, come si è su accennato, la storia del nostro confine orientale e del territorio in cui si sviluppa non è bene conosciuta nel nostro Paese.

Qui si vuole solo ribadire che Gorizia, ancorchè nota per la prima guerra mondiale è invece molto poco conosciuta a livello nazionale per le sue particolarità culturali e geografiche, per la sua storia antecedente e successiva alla prima guerra mondiale ma molto più conosciuta per le foibe, per l’esodo e. vagamente, per il confine, per i quali comunque viene sempre associata a Trieste e all’Istria.

Invece il confine a Gorizia, a Nova Gorica e nel Goriziano ha rappresentato e rappresenta ancora di gran lunga il dato storico più significativo e importante, le cui conseguenze per questo nostro territorio sono a tutti gli effetti rilevantissime. Oggi le sbarre, i valichi di confine che per molti anni hanno diviso il Goriziano storico non ci sono più, e questo è un grande dono fatto alle due Gorizie dall’Unione Europea (e di questo dono forse ancora non c’è piena consapevolezza). Non ci sono più controlli, non servono più lasciapassare. Fra i due stati confinanti c’è la libera circolazione delle persone e delle cose. La moneta, l’euro, è la stessa. Solo la conoscenza delle due lingue è ancora, in parte, motivo di separazione e di incomprensione fra gli abitanti residenti nei due territori contigui. In presenza di questa nuova realtà e delle recenti aperture è cambiato anche il nostro punto di vista sul Goriziano. Oggi è possibile guardare a questo nostro territorio, alla sua geografia e alla sua storia, con occhi diversi anche rispetto a pochi anni fa, quando tutto finiva sui cippi, sulle reti o sulle sbarre del confine; quando la contrapposizione con la Jugoslavia e con la Slovenia toccava vette altissime di incomunicabilità.

Oggi riscopriamo la storia antica e ricchissima di questo territorio, insieme al dato gografico a lungo sottovalutato, che la larga valle del Vipacco/Vipava (il romano Frigidus), nei trenta o quaranta chilometri fra l’Isontino, Gorizia, Nova Gorica e il Monte Nanos rappresenta il contatto naturale, millenario, “strategico” fra la penisola italiana e l’Europa orientale e balcanica, il Passaggio a Nordest.

Conclusioni

Per queste ragioni, si ritiene importante questo progetto. Per la cui attuazione si auspica l’individuazione di  un luogo sul quale realizzare uno strumento (la torretta panoramica) col quale facilitare la conoscenza e la comprensione della nostra storia, e la sua valorizzazione anche dal punto di vista turistico. In allegato viene qui unita una fotografia che rappresenta la torretta di osservazione realizzata qualche anno fa sulla vetta del Monte San Gabriele in Slovenia, visibile anche da Gorizia. Si ricorda che si tratta di una struttura di notevoli dimensioni, anche perchè l’altezza del monte è di m. 646. L’altezza del Monte Calvario è invece di m. 243 e i siti “Naso” o  “Tre Croci” superano di poco i m. 200, per cui qui la struttura potrebbe essere di dimensioni ridotte rispetto a quella del San Gabriele. 


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