Editoriale

Published on Aprile 2nd, 2019 |   Auro Accurso

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La strana coppia

Ricordo di Ettore Romoli

Di Dario Stasi
 
“Sì, siamo una strana coppia…”. Così Ettore Romoli iniziò con un sorriso il suo intervento nella conferenza stampa di presentazione della mostra fotografica “il secolo lungo” al museo di Santa Chiara nell’autunno del 2014. Si riferiva a noi due, lui il sindaco di Gorizia ed io il direttore di Isonzo-Soča, che insieme avevamo realizzato quella mostra. E Roberto Covaz il giorno dopo sul Piccolo mise in bella evidenza quella battuta del sindaco. Romoli aveva voluto subito sottolineare la nostra diversità politica, lui di destra io di sinistra, e raccontare poi come si era giunti a collaborare insieme.
Ho conosciuto Romoli una decina di anni fa, come sindaco a cui ci si doveva rivolgere per via istituzionale, per proporgli il progetto dl Museo diffuso del Novecento. E quando ci incontrammo e ci conoscemmo personalmente lui dimostrò subito il suo apprezzamento per Isonzo-Soča e per il progetto che gli andavo illustrando. Con Romoli per tanti anni ci conoscevamo “di vista”, solo per le nostre diverse posizioni politiche, non personalmente. Infatti negli anni Sessanta per noi del PCI (Partito Comunista Italiano) il consigliere comunale Romoli del MSI (Movimento Sociale Italiano) era semplicemente un “fascistone”.
Dopo quel primo incontro invece le cose cambiarono. Accettò di partecipare insieme al comune di Nova Gorica ai lavori del comitato per il progetto del Museo diffuso del Novecento nominando Antonella Gallarotti e Rodolfo Ziberna quali rappresentanti della giunta comunale. E venne anche volentieri a presentare il mio libro “Intorno a Gorizia” al Goriški Muzej di Nova Gorica.
La mostra “il secolo lungo” l’anno dopo approdò a Roma, al Senato, per iniziativa della senatrice Laura Fasiolo, e Romoli venne a Roma e fece un applaudito intervento (pubblicato integralmente nel n. 106 di Ionzo-Soča). Disse tra l’altro Romoli: “La città di Gorizia deve avere una storia la più oggettiva possibile, la più condivisa possibile, che serva ad unire le persone e non a dividere. Questo è il problema che ci siamo posti con Dario Stasi. Io e lui abbiamo idee politiche diametralmente opposte, sia ben chiaro. Ma abbiamo dialogato. Abbiamo individuato un gruppo di studiosi, di persone interessate a queste problematiche, sempre con idee completamente diverse, e abbiamo ottenuto un risultato ch non è il minimo comune multiplo ma è qualcosa di importante nell’insieme. In qualche didascalia c’era una frase non condivisa da Tizio e veniva aggiunto qualcosa di diverso da Caio. E siamo andati avanti così. E alla fine siamo riusciti a concludere e questa mostra è il prodotto. E questo prodotto ha fatto si che Gorizia oggi abbia qualcosa di diverso, qualcosa in più”.
L’ultimo incontro impegnativo con Romoli lo ho avuto nel 2016, pochi mesi prima che scadesse il suo mandato da sindaco. Nel progetto del Museo diffuso c’è anche l’obiettivo di creare un punto panoramico di osservazione sul monte Calvario e Romoli voleva vedere di persona come intervenire. Mi propose allora di andare insieme sul posto a vedere e renderci conto della situazione perché, tra l’altro, in cima al monte e intorno all’obelisco negli anni è cresciuta una folta cortina di alberi che impediscono ogni visuale, ogni vista panoramica. Un problema da risolvere, anche perché sull’obelisco dedicato ai tanti morti lassù nella prima guerra mondiale sta scritto a grandi lettere “signoreggiate il nostro orizzonte voi che l’avete riaperto”. Sul Calvario andammo in automobile, guidata dal giovane addetto alla segreteria del comune. E quando aspettavamo la macchina davanti al municipio gli dissi per scherzo che pensavo di andare sul Calvario con la sua Jaguar. Mi rispose prontamente, sempre con un sorriso: “Ma quella non è per i comunisti”.
 
Ho scritto questo ricordo di Romoli nello scorso mese di giugno (2018) il giorno dopo la sua scomparsa e l’ho spedito alla redazione goriziana del Piccolo, che non l’ha pubblicato (d.s.).

 

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