Cultura

Published on Luglio 24th, 2019 |   Auro Accurso

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MESTRE M9

UN MUSEO PER IL NOVECENTO ITALIANO

di Elio Candussi
Il Novecento è stato definito dallo storico inglese Eric Hobsbawm il ”secolo breve” per la incredibile densità di eventi che lo hanno caratterizzato.  Per lo stesso motivo si potrebbe definirlo il ”secolo lungo”, come preferisce Dario Stasi. Comunque sia, era necessario che qualcuno si prendesse la briga di raccontare questo secolo che per certi versi è considerato ”il peggiore”, perché nella prima metà ha collezionato due guerre mondiali e innumerevoli guerre civili; da un altro punto di vista il Novecento è considerato ”il secolo migliore” perché, almeno in Europa occidentale, ha consentito di vivere in pace per oltre 50 anni, con crescita economica e benessere sociale duraturi.
Un secolo di enormi contraddizioni, soprattutto per l’Italia: miglioramenti rapidissimi nella qualità della vita di milioni di persone vanno di pari passo con immani tragedie. In poco più di cent’anni le campagne si spopolano, le città crescono, molte malattie trovano una cura, la vita si allunga, l’istruzione si diffonde, il lavoro si alleggerisce, si afferma la democrazia. Ma è anche un secolo di barbarie incomparabili: due conflitti mondiali con milioni di morti, distruzioni di strade e di interi agglomerati urbani, guerre civili, inquinamento e catastrofi ambientali, solo per citarne alcuni.
A Mestre si è pensato di narrare il Novecento Italiano e la Fondazione di Venezia ha affrontato una sfida veramente audace, perché ha scelto di fare un Museo quasi privo di oggetti e reperti storici, ma unicamente multimediale ed interattivo. In stanze semi buie, arredate di nero, si trovano mega-schermi, maschere per la realtà aumentata, viaggi virtuali, visori 3D, ascensori virtuali; cose da turbare i visitatori della terza età, ma accattivanti per un pubblico giovane. Strutturato su due piani, il materiale digitale del Museo è costituito da 6mila foto, 820 video, 400 files audio, 500 pezzi di documenti iconografici, tra manifesti, riviste e quotidiani.
A differenza della gran parte dei musei storici, il Museo M9 non tratta solo della ”grande storia”, cioè quella fatta di guerre e battaglie, solo quella vissuta dai potenti di turno. Descrive molteplici  aspetti della società, in che modo questi interagiscono tra loro e in che modo influiscono sui grandi eventi storici. Ho potuto visitarlo il 1° dicembre, il giorno della sua inaugurazione, riportando un’impressione molto positiva, sia per l’ampiezza dei temi trattati, sia per la modalità di narrazione che consente al visitatore di approfondire in modo interattivo gli aspetti che più lo coinvolgono.
E’ suddiviso in 8 sezioni, cominciando da ”Come eravamo e come siamo”, ovvero ”la demografia e le strutture sociali”. Descrive i cambiamenti demografici, antropometrici e sociali. La popolazione è raddoppiata, i nuclei familiari si sono ristretti (dalle famiglie patriarcali a quelle allargate), le forme dei corpi sono cambiate ed è variato il modo di crescere, invecchiare e morire. Posso ad es. confrontare la mia statura ed il mio peso, quelli dei miei genitori e nonni con le medie dei vari periodi in cui si è nati e vissuti. Verifico l’andamento dell’aspettativa di vita, suddivisa per età e sesso, le migrazioni da e verso l’Italia.
Nella sezione ”Italian way of life”, ovvero ”consumi, costumi e stili di vita”, la casa è vista come metafora degli stili di vita. Si vedono i cambiamenti domestici favoriti dall’introduzione di nuove tecnologie e dalla pubblicità commerciale. Si apprende cosa si mangiava e come ci si vestiva. Dalla misera vita contadina al boom economico. Le gioie elettrodomestiche, dalla cucina a legna a quella a gas o elettrica. Dai problemi di conservazione del cibo alla ghiacciaia, fino ai moderni frigoriferi e congelatori. Come si mangia, come ci si cura, come ci si diverte nel tempo libero, dalla balera alla discoteca, al dancing. Il ruolo degli animali, da fonte di alimentazione a ”pets”, giocattoli vivi da compagnia per persone sole e non.
La terza sezione ”La corsa al progresso”, ovvero ”scienza, tecnologia e innovazione” ci mostra i passi da giganti compiuti in cento anni ed il benessere portato in tutte le case e nei nostri stili di vita.
Una carrellata attraverso gli oggetti che hanno mutato le nostre abitudini ed i ritmi di vita. La comunicazione ed informazione con la radio prima e poi la TV in bianco e nero, a colori ed infine in ”alta definizione”; con telefonia, prima fissa, poi mobile, fino all’internet. Fuori casa troviamo i trasporti con le ferrovie e le autostrade, l’energia con le reti elettriche e quelle metanifere. I progressi della medicina hanno allungato la nostra vita, passando dalla farmacopea tradizionale all’abuso di farmaci. Un progresso con enormi benefici, ma anche con fenomeni collaterali negativi.
La quarta sezione ha per tema i soldi ovvero ”economia, lavoro, produzione”. Da una economia prevalentemente agraria a quella industriale fino a quella dei servizi. Da una organizzazione del lavoro con la catena di montaggio per arrivare ai robot ed alla flessibilità sempre più spinta. Da un orario di lavoro di 48 o più ore/settimana, sabati compresi, si è passati alle 40 o 36 ore /settimana, con sabato libero. Gli esempi di Lanerossi, Fiat, Ansaldo. Il linguaggio spesso criptico di economia e finanza. Cresce il reddito medio ed i consumi di massa sino alla grande crisi degli anni 2008-2014. Il benessere può durare in eterno?
Al secondo piano del museo iniziamo dalla sezione dedicata a ”paesaggi e insediamenti urbani”. Vi campeggia un plastico che descrive in modo interattivo come è cambiato un tipico paesaggio padano, con la campagna che diventa zona artigianale e poi industriale, con la città che si espande verso periferie sempre più inumane. Si raccontano le trasformazioni intervenute per opera dell’uomo, ma anche della natura che si ribella all’intervento umano. Si descrivono la montagna, le zone costriere, i luoghi naturali e quelli artificiali. La gestione delle acque e la tutela dell’ambiente.
La sesta sezione ha per tema la ”Res publica” ovvero ”Stato, istituzioni e politica”. La rappresentazione ha per baricentro la piazza, che racconta i fenomeni collettivi, le proteste, gli scioperi e le tensioni sociali. Gli scenari che hanno segnato le tappe della ”res publica”, dalla monarchia alla repubblica, dal totalitarismo alla democrazia vengono vissuti per mezzo dei discorsi dei protagonisti dell’epoca, attraverso filmati, registrazioni, grafici ed i principali fatti che hanno cambiato la vita della Nazione, non solo le due guerre mondiali, ma anche la guerra civile, gli attentati e le stragi, la mafia e la corruzione. Le leggi che hanno modificato la nostra vita, dalle leggi razziali al diritto di famiglia, dal divorzio all’aborto.
La settima sezione ha per titolo ”fare gli Italiani”, ovvero ”Educazione, formazione e informazione”. La prima missione dopo l’unità nazionale è stata quella dell’apprendimento di una lingua comune, come strumento per creare un senso di appartenenza condiviso. Il superamento dei dialetti e la loro valorizzazione. E’ un percorso realizzato dalle istituzioni scolastiche dall’analfabetismo verso il  diritto allo studio, dall’obbligo scolare all’università aperta per tutti. Con il concorso degli altri soggetti culturali come la Chiesa, l’esercito, la politica e i mezzi di  comunicazione. Il ruolo di giornali, TV e internet nella circolazione delle informazioni e il conseguente condizionamento delle masse con la propaganda di regime o di Stato.
Da ultimo la sezione ”cosa ci fa sentire Italiani”. Luoghi comuni, stereotipi, vezzi, modi di dire che ci caratterizzano. Il grande tema delle vicende letterarie, artistiche, cinematografiche, musicali, televisive e sportive che ci unisce e contrappone ad altri popoli. Infine con un tocco di autoironia si descrivono i modi con cui le culture straniere rappresentano i nostri vizi e le nostre virtù.
Chi avrà l’occasione di visitare il museo M9, capirà che la vastità dei temi trattati ha costretto gli organizzatori a operare una sintesi dei molteplici aspetti dell’Italia del Novecento. Per approfondimento vedi https://www.m9digital.it/it. Quindi non un punto di arrivo, bensì un punto di partenza per un continuo rinnovamento ed aggiornamento.
La narrazione di un’epoca storica tutto sommato abbastanza vicina a noi fa riemergere ricordi della propria infanzia o le storie personali dei nostri genitori e nonni, che hanno vissuto periodi ben più travagliati dei nostri. Fa affiorare tensioni sopite difficili da metabolizzare e facili da manipolare. Ci vuole del coraggio a raccontare il Novecento! Non posso che fare un piccolo paragone col coraggio che ha avuto Dario Stasi ad insistere da tanti anni per un Museo del territorio goriziano. Un Museo transfrontaliero e diffuso tra Gorizia e Nova Gorica, quindi condiviso tra due Paesi e due culture. Anche questo è un inizio!

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