Editoriale

Published on Settembre 9th, 2023 |   Agostino Colla

0

COMUNISMO E LIBERTA’

Dario Stasi

“Evviva il comunismo e la liberta!”. Così finisce la versione più famosa di Bandiera rossa, la canzone simbolo e inno dei comunisti non solo italiani, cantata anche dal coro dell’Armata Rossa.

Dalla caduta del muro di Berlino. dalla fine del PCI e dal giorno in cui la bandiera rossa è stata ammainata al Cremlino, più di 30 anni fa, si parla di fine del comunismo. Anche se un certo tipo di comunismo esiste ancora, in Cina, un certo altro a Cuba e un altro ancora nella Corea del Nord.

Mondi lontani, comunismi molto discutibili o vere dittature. Soprattutto per mancanza di libertà e democrazia, come le intendiamo noi in Europa. 

Questo non vuole essere un approfondimento teorico di due punti di vista (chiamiamoli così): comunismo e libertà. Schiere di studiosi ne hanno già analizzato e sviscerato abbondantemente i significati. La domanda è: perchè non stanno o non possono stare insieme? Il comunismo nel mondo non ha potuto e non ha saputo mettere insieme giustizia sociale e libertà.  questa è la domanda di uno come me – come tanti – che ha vissuto per decenni il lungo naufragio di un ideale. Il perchè ha tante risposte. Questa mia, che segue, E’ solo un’impressione, un’esperienza personale.

Oggi in Italia c’è un governo di destra estrema, alcuni dicono fascista, ma in Italia ci sentiamo liberi, io mi sento libero,. Non potrei vivere senza dire quello che penso, fare ciò che voglio (entro certi limiti, s’intende). Penso che questa libertà in Italia sia storicamente un grande portato dei comunisti, oltre che dei socialisti veri, dei liberali veri e di certi democristiani.

Dicevo: comunismo e libertà, insieme: in Italia qualcosa c’è stato, negli anni Cinquanta e Sessanta, in Emilia Romagna.

Prendiamo Reggio Emilia e provincia. Quando lavoravo alla Lega delle Cooperative di Gorizia ho avuto la ventura di conoscere in più occasioni quel territorio, dominato e governato dal Partito Comunista, sia economicamente (attraverso le cooperative) che culturalmente. La federazione del partito a Reggio si trovava in un palazzo enorme, settecentesco, requisito a nobili fascisti. Vi lavoravano oltre cento funzionari stipendiati, coadiuvati da migliaia di volontari. Il partito era alla guida delle città e dei paesi, tutti, con oltre settantamila iscritti, Senatori, deputati, consiglieri regionali, provinciali e comunali non si contavano. Strutture pubbliche, case del popolo, circoli culturali, perfino cinema e sale da ballo appartenenti al partito. L’Unità in tutte le case, con Noi Donne e per i bambini Il Pioniere).

Le cooperative, di consumo, agricole, di produzione e lavoro erano fra le più numerose e più grandi d’Italia (la Coop odierna con i suoi supermercati ha a Reggio Emilia la sua origine).

L’impressione per me è stata di una ricchezza straordinaria, in tutti

i sensi. E non dimenticherò mai la piazza della città affollata da decine di capannelli di persone che discutevano animosamente di politica, dei problemi del governare (con quella parlata cantilenante così piacevole da sentire).

Per dire, mi è stato raccontato anche di un nuovo grande quartiere cittadino “comunista” con negozi e servizi, case popolari con soggiorni e cucine “affacciati sulla strada principale per sentirsi vivi e mai soli, le camere e I giardini sul retro”.

Il tutto nell’ “adorazione” del paese del comunismo, l’Unione Sovietica. Nella piazza di Cavriago domina ancora il monumento a Lenin.

Ma anche da questo punto di vista c’è un’ esperienza tutta emiliana, diciamo tutta italiana, quella di Valdo Magnani, intellettuale, partigiano, segretario della federazione del PCI, grande esperto e dirigente di cooperative. In un congresso Magnani mette in dubbio l’URSS e guarda alla Jugoslavia. Verrà espulso dal partito insieme ad Aldo Cucchi medaglia d’oro della Resistenza.

In URSS due come “questi pidocchi” avrebbero finito i loro giorni in un gulag in Siberia. In Italia verranno riammessi al partito dopo una decina d’anni.

Comunismo e libertà, dicevamo.

Purtroppo nel ricordo dell’esperienza di Reggio Emilia oggi prevale ancora la banalizzazione di Don Camillo e Peppone, i cui film continuano a essere programmati con successo nei canali Mediaset.                                                          


About the Author



Back to Top ↑
  • NUMERO 113

  • LA NOSTRA PAGINA FACEBOOK

  • IL NOSTRO CANALE YOUTUBE