Editoriale

Published on Ottobre 7th, 2023 |   Agostino Colla

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Riflessioni di un elettore del Centrosinistra: CARA ELLY SCHLEIN

Dario LEDRI

Surreale il dibattito apertosi nel PD dopo l’elezione di Elly Schlein a Segretaria del Partito. I “capibastone” delle correnti non hanno perso l’antica abitudine di sparare sul quartier generale del Partito. Anche Mao lo aveva fatto, ma in un contesto alquanto diverso finalizzato a dar vita alla “rivoluzione culturale” per avviare la rifondazione del partito. Come poi è andata a finire oggi lo sappiamo: tragicamente. Nel Pd, invece, siamo alle beghe tra correnti per difendere misere posizioni di potere che percorrono il partito dalle strutture nazionali giù giù sino ai più remoti livelli periferici.

Mi chiedo che senso abbia oggi – con la destra-destra parafascista di Meloni e Salvini che governa – dividersi tra moderati, riformisti, riformatori e quel che resta della sinistra “rivoluzionaria” ridotta ad un coacervo di partitini. Come è possibile non trovare una intesa tra Pd, M5S, Verdi/Sinistra, Azione di Calenda e Più Europa della Bonino (e prima ancora nello stesso PD) su alcune, poche, questioni fondamentali. Che senso ha tacciare Elly Schlein di movimentismo perché intende dar voce a quelle centinaia di migliaia di elettori e cittadini che hanno visto nel suo programma una risposta credibile alla crisi del partito divenuto alieno per il suo stesso elettorato dopo l’equilibrismo del governo Letta (ma era possibile fare altrimenti?) e i disastri di Matteo Renzi?

Oggi il centrosinistra, se vuole riconquistare la guida del Paese deve affrontare e dare risposte credibili e concrete a tre o quattro questioni che scavano nella carne viva del Paese: sanità pubblica, scuola pubblica, sicurezza e lavoro. E poi la questione delle questioni: l’evasione fiscale.

Sulla sanità è in atto da anni una vera e propria controriforma tendente a privatizzare larghe fette del settore. In particolare quelle più redditizie. E ciò è avvenuto anche con i governi di centrosinistra. Oggi la sanità è divenuto un privilegio dei ricchi: se ti serve una visita specialistica o paghi – e allora te la danno nel giro di qualche giorni (al massimo qualche settimana) – oppure devi attendere mesi. Il diritto alla salute, sancito nella Costituzione, è divenuto nei fatti un privilegio. E allora forse occorre rivedere anche i meccanismi che regolano le attività sanitarie “intra moenia”. Si tratta dunque non di riformare in senso privatistico la sanità ma di difendere e rafforzare il settore pubblico con investimenti in uomini e mezzi per garantire un diritto universale dei cittadini tutti. E non solo dei più abbienti.

Sulla scuola il discorso é analogo: occorre garantire a tutti il diritto allo studio, al Nord come al Sud. Adeguando le strutture spesso fatiscenti delle scuole italiane e investendo nel personale sia in termini di formazione che di salario nonché risolvere una volta per tutte l’annoso problema del precariato.

Sicurezza e lavoro. I dati dei morti sul lavoro – le cosiddette impropriamente “morti bianche” – nei primi otto mesi dell’anno superano il tragico numero di 650. Dopo ogni morte e dopo ogni strage sul lavoro si ripetono le ipocrite geremiadi sulla necessità di por loro fine. Ma dopo anni e anni di slogan e propaganda nulla è cambiato: mancano gli ispettori del lavoro, i controlli sui luoghi sono del tutto insufficienti, e quelli che vengono effettuati hanno rivelato la violazione delle norme di sicurezza nell’80% dei casi. Il governo di destra, dopo la recente strage in Piemonte con 5 operai falciati sui binari, ha pensato bene di tagliare le ore di formazione in azienda sulla sicurezza. Insomma, una vergogna continua e un cinico e indecoroso piagnisteo a cui un Sindacato impotente risponde con la sola e spuntata arma a sua disposizione: lo sciopero. A nessuno che venga in mente sanzioni penali più rigide e non solo il ristoro economico per le vittime.

C’è poi la questione di un salario appena appena dignitoso. Nove euro all’ora – ovviamente lordi – anche ad un cosiddetto “moderato” come il Ministro degli Esteri Antonio Tajani pare una Misura da Unione Sovietica (sic)! Che lo abbiano quasi tutti i paesi europei – sia pure con rilevanti differenze quantitative – per il moderato Taiani non fa differenza. Per la destra l’introduzione del salario minimo lede l’autonomia contrattuale delle parti datoriali e sindacali, dimenticando opportunamente le centinaia di contratti siglati da sindacati di comodo che prevedono salari da terzo mondo.
Dunque, la battaglia per un salario minimo a 9 o 10i euro non può né deve essere abbandonata. Deve invece diventare la parola d’ordine del centrosinistra!

C’è, infine, un’ultima questione: quella dell’evasione fiscale, che in Italia raggiunge i 100 miliardi di euro annui (200.000 miliardi delle vecchie lire!). Senza por freno a questa vergogna nazionale, ineguagliata in Europa e nel mondo occidentale, non è pensabile alcun programma, riformatore o riformista che sia, soprattutto con un debito pubblico che tocca i 2.700 miliardi di euro ( il 140% del Pil ). E allora non è consentito ascoltare una Presidente del Consiglio parlare di “pizzo di Stato” a proposito delle tasse dovute da bottegai e commerciati mentre lavoratori dipendenti e pensionati sono soggetti mensilmente ad “una rapina a mano armata da parte dello Stato” con il sistema della riscossione del tributo tramite il sostituto di imposta (datore di lavoro o Inps). I 100 miliardi di euro sottratti al fisco si devono ricercare in particolare in quella moltitudine di migliaia e migliaia di lavoratori autonomi, commercianti, professionisti, artigiani che presentano una propensione all’evasione di oltre il 68% (dati Istat e Bankitalia) mentre dal lavoro dipendente e dalle pensioni proviene oltre l’83% di tutto il gettito Irpef. Certo, c’è poi la “grande evasione” che nei fatti e più precisamente si traduce in “elusione fiscale” grazie a leggi e normative che consentono a grandi banche , assicurazioni e grandi aziende di aggirare “legalmente” le normative fiscali. Il risultato di questo “mix” esplosivo per le casse dello Stato sono i 100 miliardi annualmente “evaporati”.

Dunque, senza una riduzione anche graduale del fenomeno “evasione” sarà estremamente arduo e difficile rilanciare – e anche solo difendere – la sanità pubblica che cura anche gli evasori; la scuola pubblica che accoglie anche gli evasori; il “lavoro sicuro” che deve mettere in campo un numero congruo di ispettori a tutela della salute e integrità dei lavoratori e delle regole della concorrenza leale tra imprese che investono nella sicurezza.

Insomma, caro Pd, cara Elly, caro Centrosinistra non deludere ancora una volta il tuo elettorato. Questa volta la posta in gioco è troppo alta.


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