Editoriale

Published on Dicembre 24th, 2023 |   Agostino Colla

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Una vita a sinistra

di Dario Ledri

Nei giorni scorsi ci ha lasciato Dario Stasi, lo storico direttore e fondatore con Carlo Cernic della rivista transfrontaliera Isonzo Soca. Con la sua scomparsa ho perso un amico sincero e un compagno di lotte. L’ho conosciuto in occasione della campagna elettorale del 1972 a sostegno della lista del “Il Manifesto” a cui aveva deciso di aderire dopo l’allontanamento dal Pci.

Dario Stasi

La sua storia politica si è svolta tutta nell’alveo della sinistra, prima nel Pci e nella Lega delle Cooperative con un impegno anche lavorativo, poi nel Manifesto e nel Pdup nel corso degli anni Settanta. Aveva quindi acquisito il diploma magistrale che gli aveva consentito di insegnare alle scuole elementari. Di questo periodo ricordo la sua passione di insegnare ai bambini la poesia italiana di Leopardi, Carducci, Pascoli, Angiolo Silvio Novaro, di cui continuava a ricordare a memoria numerosissimi versi che si dilettava a recitare.
Tra la fine del 1973 e l’inizio del ’74, con un gruppo di amici demmo vita alla cooperativa libraria “Incontro Srecanje” che aprì i battenti alla vigilia del Natale ’74. La libreria, che privilegiava le piccole case editrici di sinistra, divenne un importante punto di incontro dei giovani di allora con l’ “obbligatoria cena” del sabato sera in “Yugo”, cui seguivano infinite discussioni e canti “rivoluzionari” accompagnati dalla chitarra di Dario. Era questa la temperie di quegli anni.

E poi- più tardi- la passione per il giornalismo, prima con la collaborazione con “Punto Rosso”, giornale di area della sinistra radicale e poi, nel 1989, dando vita a “Isonzo Soca”, rivista transfrontaliera con testi in italiano e sloveno, per raccontare Gorizia e il suo territorio in simbiosi con la vicina Nova Gorica con le valli del Vipacco e dell’Isonzo da sempre gravitanti attorno al centro isontino. L’idea di fondo che ha sempre ispirato la rivista, magistralmente diretta da Dario, è stata quella dell’’unità culturale del territorio, terreno di incontro della cultura tedesca, slava e italiana. In particolare, per ragioni storiche, tra la cultura e la tradizione italiana e quella slava, che hanno segnato anche tragicamente il “secolo breve”. A tal proposito come dimenticare la partita di pallavolo giocata sul confine della Transalpina al di qua e a di là della rete confinaria ben prima che il confine cadesse. E poi, negli anni duemila l’impegno organizzativo per il ciclo di conferenze con Alessandro Barbero, Paolo Mieli, il professor Pirjevec e altri al teatro Verdi con il sostegno dell’Amministrazione Comunale allora guidata da Ettore Romoli, con il quale Dario Stasi aveva instaurato un rapporto umano di stima e rispetto reciproco pur nella totale diversità delle opzioni politiche.

Ma al di là quanto Dario abbia detto e scritto per esprimere l’amore per la sua città e il suo territorio – al di qua e al di là del confine – di lui mi resta il ricordo di una persona sempre disponibile al confronto, mai ottusamente settaria nelle idee, intimamente gentile con gli altri e convintamente antifascista.

Carissimo Dario, ti auguro buon viaggio e ti sia lieve la terra.


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