Editoriale

Published on Maggio 11th, 2021 |   Luca Cadez

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Il gruppo di Visegrad e i Paesi “frugali”: Quale Europa?

Donald Lam

Nei giorni scorsi ci sono volute ore e ore di discussione all’interno del Consiglio d’Europa per ottenere l’unanimità sul documento comune sul lavoro che esplicitamente prevedeva di intensificare gli sforzi per superare “i divari in materia di occupazione, retribuzione e pensioni tra donne e uomini …”.

 La cattolicissima Polonia e l’Ungheria di Orban trovavano inopportuno l’esplicito richiamo alla componente femminile del mondo del lavoro tant’è che nella dichiarazione congiunta finale si legge “lavoreremo attivamente per superare i divari in materia di  occupazione, retribuzioni e pensioni e per promuovere uguaglianza ed equità”. Questi sono gli amici europei a cui guardano il “Capitano” Salvini e “la borgatara” Meloni.

La Conferenza sul futuro dell’Europa che si è aperta a Strasburgo dovrà affrontare la questione del superamento dell’unanimità nelle decisioni del Consiglio d’Europa. Questione spinosissima,  perché il criterio dell’unanimità è parte integrante  nel testo dei trattati di adesione alla Ue.   Ciò ha costituito e costituisce un freno potentissimo all’azione dell’Unione perché assegna alla volontà di alcuni Paesi un potere di interdizione (e di ricatto). In particolare spicca il ruolo svolto dai Paesi del gruppo di Visegrad (Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca) ma non solo (si pensi ai cosiddetti “Paesi frugali”: Olanda, Irlanda e Danimarca).

Se si vuole un’Europa che intraprenda la strada che conduce agli Stati Uniti d’Europa è assolutamente necessario superare l’unanimità nelle decisioni e passare ad un voto a maggioranza se non altro su questioni cruciali quali sanità, protezione civile, fiscalità e politica estera e sicurezza comune. Solo così l’Europa e i popoli europei avranno  un futuro saldamente legato alla democrazia e alla libertà.


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