Editoriale

Published on Settembre 2nd, 2022 |   Agostino Colla

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Italia: un povero Paese

di Dario Ledri

L’Italia non è un Paese povero – tant’è che la  ricchezza privata delle famiglie italiane supera i 5.200 miliardi di euro – ma civilmente e moralmente è un povero Paese, dove manca quasi del tutto il senso dello Stato e del bene pubblico e comune. Dove trionfa il familismo, la parentela, la cerchia più o meno allargata di famigliari e amici. Dove l’ “io”! viene sempre prima del “noi”. E ciò accade – spiace dirlo – soprattutto al Sud dove prevalgono rapporti di potere clientelari e molto spesso corruttivi.

Ma l’Italia è un povero Paese anche perché in otto mesi si contano 71 femminicidi compiuti quasi esclusivamente nella cerchia famigliare: dal marito,  dal compagno, dal parente,  tutti buon cristiani e non islamici tradizionalisti, alla faccia della destra di Salvini e Meloni.

L’Italia è un povero paese perché da gennaio ad agosto  si contano oltre 600 morti sul lavoro, 8 morti al mese  e nel 2021 i morti erano 1221.  Sono definite “morti bianche” perché l’aggettivo “bianco” indica l’assenza di una mano direttamente responsabile.  Salvo poi accertare che nel l’80 % delle verifiche sui luoghi di lavoro le norme sulla sicurezza non vengono rispettate dai “padroni”, perché costano troppo e rallentano i ritmi della produzione. La cronaca giornalistica è piena di esempi spesso eclatanti.

L’Italia è un povero Paese perché pagare le tasse, che finanziano scuola pubblica, sanità, sicurezza e tutti gli altri servizi sociali, viene definito come un modo truffaldino di “mettere le mani nelle tasche degli italiani”. La definizione è di Silvio Berlusconi, condannato in via definitiva per frode fiscale ai danni dello Stato e oggi candidato al Senato della Repubblica. E ciò accade in un Paese che vanta un’evasione fiscale che supera i 100 miliardi di euro all’anno, con lavoratori e pensionati che concorrono ben oltre l‘80% al gettito complessivo dell’irpef e con lavoratori autonomi, professionisti e artigiani che fanno la parte del leone per quanto concerne l’evasione d’imposta.

L’Italia è un povero Paese perché consente che decine di migliaia di lavoratori siano pagati 2, 3 o 4 euro all’ora per un estenuante lavoro nei campi che spesso supera la dieci ore giornaliere e nel terziario non mancano casi analoghi con paghe settimanali di 70 euro per dieci ore giornaliere, ovviamente “in nero”.

L’Italia è un povero Paese perché la Destra – oggi  maggioritaria nei sondaggi –  insieme a Confindustria vuole abolire il reddito di cittadinanza che, pur con tutti i suoi limiti e difetti, oggi costituisce un freno al dilagare della povertà  con la falsa convinzione che di fatto costituisca un disincentivo al lavoro. Tale strumentale scelta è peraltro contraddetta da tutte le ricerche sul mercato del lavoro.

L’Italia è un povero Paese perché dopo la legge elettorale “porcata” della Lega e centrodestra oggi si vota con il “rosatellum” che ancora una volta consegna ai partiti

la composizione delle liste elettoraii impedendo così al cittadino di eleggere chi vuole. E la chiamano democrazia anziché “partitocrazia”.

L’Italia è un povero Paese perché dopo cent’anni dalla marcia su Roma si appresta a consegnare il governo del Paese alla Destra che ha nel suo simbolo la fiamma tricolore che arde nel mausoleo di Predappio. La Destra di Meloni (la stessa che da ministro ha votato che Ruby Rubacuori era la nipote di Mubarak, peraltro in ottima compagnia di altri 314 deputati del centrodestra); la Destra di Salvini così attento ai desiderata di Putin, con cui ha stretto un’alleanza di partito mai venuta meno e ancor oggi in essere;  la Destra di Berlusconi delle “cene eleganti”, con al servizio lo stalliere Vittorio Mangano, pluriomicida legato alla mafia,  e pure lui amico fraterno di Putin.

Dunque un povero Paese che si gioca l’osso del collo il prossimo 25 settembre;che deve scegliere se stare con la Ue liberaldemocratica e atlantica o con l’Ungheria di Orban.  Deve scegliere tra la destra neofascista e razzista di Meloni e Salvini e lo schieramento progressista e democratico del Pd e dei suoi alleati. Ogni perplessità, ogni equidistanza, ogni sottile distinguo oggi è bandito. O di qua o di là.

Il 25 settembre votiamo con convinzione PD. Turiamoci pure il naso – come ricordava Indro Montanelli – soprattutto perché il lezzo che promana da questa Destra è insopportabile mentre sono a a rischio oltre settant’anni di democrazia e la stessa Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza.  


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