Editoriale

Published on Febbraio 26th, 2023 |   Agostino Colla

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Banana Republic

di Dario Ledri

Da quando è stato istituito – maggio 2020 – il superbonus è costato finora 105 miliardi di euro. Circa 2000 euro a carico di ogni italiano, bimbi compresi. Di contro, sono stati creati otre 220.000 posti di lavoro, nella stragrande maggioranza nel settore edilizio che ha concorso alla crescita del Pil globale del 4,6 nel 2021, con un apporto del settore di circa lo 0,65%. Quello che però viene normalmente taciuto è che il superbonus al 110% – agevolazione mai proposta in nessun altro paese – ha di fatto pesantemente drogato il mercato edilizio delle ristrutturazioni a tutto vantaggio di un numero contenuto di aziende avendo – tra l’altro – interessato complessivamente non più dell’1 % del patrimonio edilizio. L’insostenibilità per i conti pubblici, al di là dell’incidenza di truffe e malversazioni endemiche soprattutto al sud, era già stata denunciata dal precedente governo Draghi, che tuttavia dovette limitarsi ad una sterile denuncia del fenomeno, avendo in maggioranza 5Stelle e PD.

Ora, facendo i “conti della serva” e ragionando per semplici ipotesi, se si fossero elargiti 1500 euro mensili a 225.000 disoccupati – quelli assunti e impiegati nel settore, che – per altro – vede il maggior numero di incidenti sul lavoro e di lavoro nero – si sarebbero spesi poco più di 4 milioni annui con una spesa complessiva nel triennio di 12 milioni di euro. Un spesa sideralmente lontana dai 105 miliardi che gravano oggi sul deficit di bilancio tanto da indurre il governo della destra a intervenire “manu militari” per bloccare da subito il superbonus e lo sconto in fattura.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un patatrac per migliaia di piccole aziende e famiglie salvo- subito dopo e quasi in contemporanea – annaspare alla ricerca di correttivi che consentano almeno una proroga ragionata della norma.

Insomma, il classico “italian way of life” : improvvisazione, demagogia, inesperienza di governo, menefreghismo (tanto paga Pantalone), arrendevolezza e sudditanza e poi arroganza nelle decisioni, pugno duro, atti di forza di chi oggi comanda. E alla fine sembriamo proprio una Repubblica delle banane con una classe politica di infimo livello.


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